Ultimo saluto a Walter Bonatti

È una giornata di pioggia fitta e pesante quella che mi accoglie al mio arrivo a Lecco. Arrivo a villa Gomez alle 9 e 30 circa, accompagnato dall’amico Ugo Ghilardi (il ciclista bergamasco che con l’amico Manuel ha fatto il giro delle 110 province italiane in bici parallelamente al mio Marsala-Torino in solitaria quest’estate).
C’è un silenzio irreale, interrotto solo dalla pioggia. Identifico subito la camera mortuaria. Basta seguire i maglioni rossi dei Ragni di Lecco. Arrivo alla bara. Ancora incredulo cerco di capirci qualcosa, ma sono troppo confuso, probabilmente perchè so che quella cassa racchiude qualcosa che non si può contenere fisicamente. Il fatto che lì dentro ci siano tutte le imprese di cui ho letto, il K2, il Krakatoa, lo Yukon, i deserti del mondo, il monte Bianco, il lancio di bolas sul pilastro del Dru, i bufali africani, la tigre della foresta, l’Antartide e la Patagonia, l’amico di Oggioni, l’uomo di Rossana Podestà…mi confonde. Tutto questo in uno spazio così piccolo? A risvegliarmi dallo stordimento è l’apparizione proprio di Rossana, la donna che è stata al suo fianco per una vita e lo ha seguito fino all’ultimo. Una donna di un’eleganza signorile pur nella semplicità del suo vestire e con un viso che non si può dimenticare. La seguo con gli occhi mentre saluta affettuosamente il compagno carezzando il legno della bara con gli occhi lucidi e si avvia ad accogliere gli ospiti. Poi quel sorriso nel ringraziare, quella voce gentile, rimango ipnotizzato dalla sua grazia. Prendo dalla tasca la lettera che ho scritto per lei, e mi faccio avanti. “Signora Rossana, scusi il disturbo, mi chiamo Igor, sono venuto da Palermo per darle questa lettera e salutare Walter”, lei sorride “grazie mille” dice “che peccato che non sei riuscito a venire ieri, c’era tanta gente, è stato bello”. Rispondo con voce tremante che non sono riuscito a trovare voli per il sabato mattina, ma che essendo cresciuto con i suoi libri non me lo sarei perso per niente al mondo. Lei sorride, mi guarda e dice ” lo capisco, l’importante ora è che sei qua. Walter era uno che ha creato tanti grandi amori, perchè è stato un uomo meraviglioso e mi mancherà tanto”.
Con gli occhi lucidi mi defilo in silenzio, mentre lei rivolge di nuovo lo sguardo commosso al feretro. Non voglio disturbare, vorrei essere quasi invisibile. Non dirò nulla di ciò che ho sentito in quella sala sulle vicende dei suoi ultimi giorni, le terrò per me. Sono stato accolto in un contesto di grande intimità, come un amico, e mi sento parte della famiglia. Rimango zitto accanto alla bara per circa due ore, poi arriva il tempo di andare. Prendo coraggio ancora una volta “signora Rossana, io devo ripartire, mi dispiace di dover andar via, ma spero avrà modo di leggere la lettera” lei mi stringe la mano forte e dice ” guarda che quello che hai fatto oggi non lo scorderò mai, leggerò la tua lettera e la conserverò nell’archivio di Walter. Grazie”. Detto questo ci salutiamo con un arrivederci. Ero parecchio imbambolato e devo esserle sembrato un pó tonto, ma in fondo chi, di noi uomini comuni, non rimarrebbe scosso dall’abbraccio di un pezzo di storia?

20110919-025730.jpg

1 Risposta to “Ultimo saluto a Walter Bonatti”


  1. 1 carla seccenti dicembre 10, 2013 alle 6:23 PM

    Credo che alcuni,col cuore e con la mente spalancata,siano cosi’ luminosi da far luce anche sugli altri. E’ Amore per la Ricerca quella di Walter Bonatti e quel tipo di Amore non si disperde.


Lascia un commento




Sharks palermo, igor d'india

Social Partner

About me

Igor D'India Freelance Videomaker Chi sono, cosa faccio, perchè non me ne sto a casa? Agli inizi ho effettuato reportage in zone di guerra (Bosnia, Caucaso, Sahara Occidentale ) o poco conosciute come la “finca” cubana nella regione di Guantanamo. Qualche passaggio in Asia e Africa con una vecchia Y10 e un equipaggio di folli (in senso positivo) ha arricchito il quadro delle avventure in luoghi non proprio raccomandabili. Queste esperienze sono state per me una formazione indispensabile per le avventure venute in seguito, come la Marsala-Torino in bici per i 150 anni dell'Unità d'Italia, la risalita a piedi del martoriato fiume Oreto di Palermo, il mese in isolamento in una grotta profonda 25 metri nel Monte Pellegrino (Pa) e l'attraversamento del Canada in autostop in inverno. Lo scopo dei miei lavori è spesso raccontare una spedizione (solitaria o in team) o un importante avvenimento verificatosi nel luogo che si attraversa, con pochi a disposizione. Lo stile tende a essere quello degli esploratori/documentaristi di un tempo: imprese difficili con mezzi improbabili. Forse non sarà rimasto niente da esplorare, ma si possono fare esperienze straordinarie anche dietro casa se si affrontano in un certo modo. Supporti tecnologici che fanno "il lavoro per te", ad esempio, possono contaminare l'approccio onesto all'esperienza e rovinarne il senso. Dove si è da soli davanti all' ignoto e dove si pagano cari gli errori commessi, il successo (senza trucchi) così come il fallimento, garantiscono una maturazione personale più rapida delle esperienze ordinarie. Se poi le cose vanno male o è colpa tua o dell' imponderabile. In tutti i casi ci si trova sempre a dire "ma chi me lo ha fatto fare?". I ricordi te li godi dopo, davanti a una fresca birra con gli amici, o davanti a una tastiera, quando metti nero su bianco l'accaduto, tra il sorriso e la nostalgia.

Post Archive

Free donations

Inserisci la tua mail per essere avvisato quando viene pubblicato un nuovo post!

Unisciti a 1.092 altri iscritti